Le prime difficoltà nate con la pandemia e il medico di famiglia non sempre raggiungibile, la necessità di richiedere permessi all’azienda e le lunghe tempistiche per una visita specialistica, i timori nel recarsi presso un pronto soccorso ospedaliero, sia per le attese, che per la frequentazione di un ambiente ‘a rischio’.
Ogni giorno molti pazienti-lavoratori incontrano difficoltà nell’ottenere un primo parere o comunque un orientamento diagnostico, al fine di gestire un improvviso problema di salute, che genera ansia e condiziona la qualità della vita con ripercussioni sull’attività lavorativa.
E se ci pensasse il medico del lavoro in azienda?
Al giorno d’oggi, in una azienda strutturata ed attrezzata, il medico del lavoro con esperienza internistica e conoscenza dei singoli lavoratori può avvantaggiarsi della diagnostica disponibile (eventualmente anche ‘esterna’ all’azienda, grazie a polizze assicurative contratte dalle stesse società per i dipendenti), garantendo una prima prestazione clinico-strumentale in tempi brevi, sempre in accordo/sinergia con il Collega curante.
Inoltre, lo stesso medico del lavoro può garantire altre prestazioni in un contesto adeguatamente organizzato: da eventuali interventi di primo soccorso sul campo alla programmazione di progetti di promozione della salute su input aziendale.
Del resto la stessa sorveglianza sanitaria non è più limitata alla esclusione di malattie professionali o lavoro-correlate, ma si spinge molto più avanti tenendo conto delle predisposizioni o delle fragilità del lavoratore, anche in considerazione dell’eventuale effetto amplificativo/slatentizzante dei rischi presenti nella attività lavorativa.
Ma si tratta di una novità?
No, sono esperienze già in atto con successo in diverse realtà del terziario, per la soddisfazione di azienda e lavoratori.
Anzi, della ‘persona al lavoro’, il moderno target del medico competente.