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I ‘nuovi videoterminalisti’ sono già tra noi. Siamo pronti?

Chi sono, e cosa fanno i “nuovi videoterminalisti”? È una domanda estremamente attuale, anche perché le restrizioni imposte per il contenimento della diffusione del Coronavirus hanno accelerato la tendenza a lavorare ‘in remoto’, perciò davanti ad uno schermo. Vediamo quindi i confini di questa rivoluzione per diverse categorie di lavoratori, dalla gestione delle mansioni alle differenze con i videoterminalisti tradizionali.

Pensiamo per un attimo ad un ‘gruista’. Lo immaginiamo alto e robusto, vestito di una tuta sporca di grasso all’interno della sua cabina a decine di metri di altezza, esposta ai più disparati agenti atmosferici.

Ma pensiamo anche ad un chirurgo proteso su un corpo che zampilla sangue, al conducente di una macchina perforatrice con il viso annerito dai fumi che invadono la galleria, oppure al capo reparto di un impianto petrolchimico in mezzo ad un groviglio di tubazioni e a odori spesso sgradevoli. In questi casi immaginiamo lavoratori con mascherine, guanti ed elmetto, poiché esposti a molteplici tossici ambientali e ad un elevato rischio infortunistico. Ma, presto, non sarà più così.

Le attività operative svolte ‘in remoto’ costituiscono già una realtà ben diversa da quella che possiamo immaginare. Si tratta di attività in postazioni dedicate simili ad uffici avveniristici, tipo ‘control room’, lontane dal luogo di ‘produzione’, che coinvolgeranno sempre più spesso le aziende e quindi gli addetti alla sicurezza, i rappresentanti dei lavoratori e i medici del lavoro per le loro rispettive competenze.

Valutazione dei rischi per i nuovi videoterminalisti

La domanda diventa allora: siamo pronti a gestire nuovi rischi che ripropongono, pur con le diverse peculiarità del caso, gli stessi fattori psico-fisici ed organizzativi dei ‘videoterminalisti’ tradizionali? Come gestire le pause, preservare la salute degli occhi ed evitare l’accumulo di stress?

La letteratura scientifica non offre molti spunti di approfondimento, salvo rare eccezioni, e la normativa è largamente inadeguata alle nuove necessità di aziende e professionisti.

Tuttavia, possiamo già ipotizzare alcuni mutamenti nel profilo di rischio dei ‘nuovi videoterminalisti’: l’eliminazione della esposizione a fattori fisici, quali rumore e vibrazioni, ad agenti inquinanti e tossici, oltre che a rischi infortunistici. Ma sono anche possibili l’incremento dello stress correlato; problemi alla vista, a causa del sovraccarico oculovisivo; i disturbi muscoloscheletrici causati verosimilmente da posture incongrue e movimenti ripetitivi.

Peraltro l’esperienza degli ultimi anni ha già proposto ambienti industriali e del terziario, caratterizzati da postazioni dotate di videoterminale prive della corretta impostazione ergonomica, che hanno prodotto problematiche di non immediata soluzione nelle aziende.

Smartworking, tecnostress e realtà aumentata

Le nuove modalità di organizzazione del lavoro hanno imposto rapidamente il passaggio dal telelavoro al lavoro ‘non stanziale’ (‘mobile working’) ed al lavoro agile, o ‘smart working’. E queste attività ruotano attorno a dispositivi portatili, quali tablet e smartphone, il cui utilizzo pressoché continuo produce uno stato di perenne connessione dalle prevedibili conseguenze sulla salute psicofisica. Peraltro è curioso constatare che la Legislazione vigente (D. Lgs. 81/08 e s.m.i.) non obbliga ad una sorveglianza sanitaria mirata per l’utilizzo di questi dispositivi: pur contemplando un impegno visivo più ravvicinato e posture spesso incongrue, con il rischio di alterazioni più rilevanti rispetto ad una attività stanziale tramite pc desktop.  

Ma non ci sono soltanto rischi di natura fisica. Il cosiddetto ‘tecnostress’ è una forma di stress lavoro correlato connesso all’uso di nuove tecnologie digitali ed al sovraccarico informativo cerebrale prolungato per lunghi periodi. Si tratta perciò di un uso scorretto ed eccessivo di tecnologie dell’informazione e di apparecchi informatici e digitali, che può manifestarsi attraverso alterazioni comportamentali e molteplici fenomeni di somatizzazione. Ecco perché diventa fondamentale gestire correttamente le pause. Negli ultimi anni l’avvento di ‘Industry 4.0’ ha aperto definitivamente la via a nuove attività e soprattutto a nuove tecnologie. Tra queste spicca la cosiddetta realtà ‘aumentata’ che, attraverso occhiali o visori, consente di acquisire informazioni in ogni condizione lavorativa: per esempio e-mail e notifiche di riunioni, istruzioni digitali per formazione e facilitazione in interventi complessi. E le possibili criticità a carico dell’apparato oculovisivo sono ancora tutte da valutare ed approfondire.

Nuovi videoterminalisti, nuova cultura

Va allora ammesso che nelle aziende, oltre alla carenza di una accurata valutazione del rischio organizzativo, manca spesso una cultura di base che permetta di affrontare concretamente il rapporto fra lavoro e ‘visione’ e le correlazioni fra problematiche muscolo scheletriche ed utilizzo di dispositivi elettronici dotati di schermo.

La conseguenza è la gestione dei singoli casi con modalità improvvisate. Mentre la realtà richiederebbe metodi, strumenti (e possibilmente leggi) che forniscano un orientamento consolidato nella gestione crescente delle  attività svolte attraverso un monitor. Siano di aziende piccole, medie o grandi dimensioni, in ogni settore produttivo e attraverso le più diverse modalità organizzative.

E’ giunto perciò il momento di condividere le esperienze ad ogni livello, dai consulenti della sicurezza ai rappresentanti dei lavoratori, dai progettisti agli ergonomi, ad ogni competenza tecnica e sanitaria, al fine di mettere a frutto le rispettive conoscenze, approdando prima possibile ad orientamenti interdisciplinari comuni.

Purtroppo non tutti gli ‘addetti ai lavori’ hanno raggiunto la consapevolezza dei nuovi rischi che dovremo gestire da qui a dieci-vent’anni nell’ambito di mansioni profondamente trasformate, in ambienti innovativi ed attraverso tecnologie avveniristiche. Tuttavia, il medico del lavoro, se esperto della materia e ben integrato nel sistema di prevenzione aziendale, può rappresentare un ‘riferimento’ per l’impresa, anche nella tutela della salute di vecchi e ‘nuovi videoterminalisti’.