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In Italia è tutelata la salute del videoterminalista?

Sono trascorsi più di 25 anni dalla pubblicazione della prima Legge che tutelava la salute del videoterminalista (D.Lgs. 626/94 e s.m.i.). Ma precisiamo subito che ‘videoterminalista’ è un termine di uso comune: per Legge si tratta del ‘lavoratore impegnato al videoterminale per almeno 20 ore settimanali dedotte le pause ai sensi di art. 173, comma 1, lettera c), D.Lgs. 81/2008 e s.m.i.’.  Ebbene, questi lavoratori che rappresentano la mansione più diffusa in Italia, circa 20 milioni, non ricevono ancora una autentica tutela mirata ai rischi specifici.

Vediamo allora quali sono le criticità principali, dai rischi alle malattie lavoro-correlate, che possono interessare i videoterminalisti, e quali le soluzioni da adottare. 

Vista affaticata, problemi muscolari

Dai Documenti di Valutazione dei Rischi (DVR) all’effettuazione dello screening ergoftalmologico (test di funzione visiva), la salute del videoterminalista non sembra un tema centrale fra gli addetti ai lavori: troppe volte il DVR appare inefficace e la sorveglianza sanitaria non porta un autentico valore aggiunto, né alle aziende né ai lavoratori.

Nella realtà sono un discreto numero i lavoratori che lamentano “astenopia occupazionale” (circa il 20 %), l‘affaticamento oculo-visivo causato dal lavoro che può condizionare benessere e produttività, mentre la necessità di adottare un ausilio e/o un mouse personalizzato non è così rara. Anzi, secondo una recente ricerca la prevalenza dei casi di idoneità con prescrizione di almeno un dispositivo dedicato (tappetino, mouse ergonomico, o altro presidio) si aggira intorno al 9 %.

Eppure, di solito, la problematica emerge nelle aziende soltanto di fronte a casi eclatanti: una denuncia di malattia professionale, per esempio la classica ‘Sindrome del Tunnel Carpale’, oppure una astenopia “resistente” incompatibile con l’attività, o un lavoratore con disabilità, temporanea o permanente, da (re)inserire nella postazione dotata di videoterminale. E ancora, uno smart worker, che opera molte ore al giorno in una postazione domestica improvvisata, ma obbligata dalle restrizioni della Pandemia da Coronavirus. 

In questi casi sorge improvvisamente la domanda: e ora che cosa si fa? Da dove si inizia? Come si gestisce il caso? 

Dalla valutazione dei rischi a ‘Impresa 4.0’

In ogni azienda il punto di partenza di un percorso virtuoso è costituito da una buona valutazione dei rischi, coinvolgendo le figure professionali necessarie e riflettendo su alcuni aspetti che caratterizzano la situazione attuale.

Al giorno d’oggi spesso chi valuta i rischi è portatore di una cultura orientata prevalentemente verso la sicurezza, mentre il medico competente non sempre lo supporta efficacemente attraverso il proprio bagaglio di conoscenze sul ‘versante salute’. Insomma, questo approccio rischia di sottostimare le conseguenze per la salute del videoterminalista.

Nell’ambito sanitario si assiste spesso ad un equivoco sul ruolo dello specialista oftalmologo (l’oculista), non raramente incaricato di un compito che, per competenze professionali (e per Legge), non può svolgere in totale autonomia.

La situazione è resa più articolata dall’ondata di forte innovazione tecnologica che caratterizza il passaggio all’era di ‘Impresa 4.0’: dall’introduzione di dispositivi elettronici dotati di schermo in ogni ambito produttivo, alla modifica dell’organizzazione del lavoro, sempre più ‘smart’.

Ma il quadro è ancora complicato dal ridotto supporto di venditori/costruttori di dispositivi sul versante ergonomico e dalla mancanza di una letteratura scientifica dedicata alle conseguenze sulla salute degli operatori.

Infine la legislazione, in evidente ritardo su questo ambito, non comprende, per esempio, la sorveglianza sanitaria per chi utilizza un computer dotato di un piccolo schermo, come tablet e smartphone. Questi dispositivi richiedono un impegno visivo più ravvicinato e spesso un maggiore sovraccarico biomeccanico agli arti superiori ed alla colonna cervicale, accentuati da una attività in smartworking se non é adeguatamente preparata dal punto di vista tecnologico-organizzativo e formativo.

In sintesi, moderne tecnologie e innovative modalità di lavoro evidenziano problematiche percepite con difficoltà, passività, a volte scetticismo, tipiche delle fasi di profonda trasformazione del mondo produttivo.

La  soluzione: il lavoro di squadra con il medico degli uffici 

In questo scenario complesso e in continua evoluzione, comprendente ‘pigre’  valutazioni dei rischi e sorveglianza sanitaria un po’ ‘distratta’, non viene garantita una adeguata tutela della salute nei confronti della mansione largamente più diffusa in Italia, il videoterminalista.

E allora chi e come può tutelare questa figura professionale spinta dallo smartworking ed in continua crescita con Impresa 4.0 ?

La risposta risiede evidentemente in un lavoro di squadra che coinvolga a pieno titolo tutte le figure della prevenzione aziendale.

E tra queste, trattandosi di temi legati alla salute, assume un ruolo centrale il medico competente, che vanta una esperienza specifica ed opera partendo dalle principali criticità quotidiane: la prevenzione delle patologie lavoro-correlate/amplificate, l’attenuazione delle conseguenze di malattie comuni ‘al lavoro’ e la verifica della compatibilità fra disabilità presenti e richieste della mansione.